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  • Ligresti-Cancellieri-Cav, il Belpaese del ”tengo famiglia e pure amici”

    Non si ferma la saga da ”amici miei” che vede coinvolto il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri per i suoi presunti rapporti con i Ligresti. Tanto che, proprio mentre il Guardasigilli incassa la fiducia del Parlamento malgrado i turbamenti del Pd su quelle telefonate con la compagna e il fratello di ‘Don’ Salvatore, da Milano esce ‘nero su bianco’ il virgolettato di un verbale dell’ingegnere di Paternò: racconta di quella volta che avrebbe raccomandato la vecchia amica a Berlusconi. Una ”segnalazione”, una spintarella, presunta, all’italiana.

    E’ il 15 dicembre 2012. Il pm di Milano Luigi Orsi interroga Salvatore Ligresti in una tranche dell’inchiesta Fonsai, quella in cui è indagato per calunnia e corruzione anche l’ex presidente dell’Isvap, Giancarlo Giannini, che per 8 anni avrebbe chiuso un occhio sul gruppo assicurativo anche perché Ligresti gli aveva promesso, tramite Berlusconi, un posto all’Antitrust. E quando il pm gli chiede ”quanto spesso” gli sia ”capitato” di ”segnalare delle persone all’autorità politico-amministrativa”, l’ex patron di Fonsai si ricorda della sua vecchia conoscenza. ”Mi feci latore – ha spiegato – del desiderio dell’allora prefetto Cancellieri che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione”. E con chi si fece latore? Con il Cavaliere ovviamente, che c’entra sempre. (altro…)

  • L’uomo ‘cavia’ in cella con Kabobo che ‘stava meglio’

    Va premesso come punto di partenza e dato di fatto, appurato in esclusiva da Giustiziami.it, che quel povero detenuto non aveva il numero di telefono di Anna Maria, Cancellieri ovviamente. Non possiamo sapere, invece, cosa ha pensato quando ha scoperto che avrebbe condiviso una cella di San Vittore con Adam ‘Mada’ Kabobo, il ghanese che lo scorso maggio ha ucciso a colpi di piccone tre passanti a Milano, mentre tre riuscivano a salvarsi. Non avendo telefonate illustri da giocarsi, si sarà rincuorato quando qualcuno, magari di passaggio, gli ha detto ‘guarda che non è proprio matto, stai tranquillo’. Una perizia psichiatrica, d’altronde, solo qualche settimana fa aveva accertato che la persona che gli inquirenti descrivevano come un ‘meteorite’ caduto sulla Terra non era totalmente infermo di mente quando compiva una strage. (altro…)

  • Un tris in Cassazione dà speranza alla ‘ndrangheta padana

    Tre indizi forse non fanno una prova, ma i presunti boss e affiliati alla ”’ndrangheta padana”, così definita dai magistrati di Milano, possono tornare a nutrire speranze. Se da un lato, infatti, le cosche radicate al nord hanno subito in questi ultimi 3-4 anni i colpi della Dda milanese con centinaia e centinaia di arresti, tramutati poi in migliaia di anni di carcere, dall’altro per i ‘padrini’ sono arrivate dalla Cassazione tre belle botte di fiducia.

    La Suprema Corte, infatti, nel giro di un anno e mezzo ha già annullato con rinvio a nuovi processi d’appello ben tre procedimenti che vedevano al centro presunti clan infiltrati nel tessuto economico e sociale lombardo. Annullamenti, in particolare, del reato di associazione mafiosa che hanno prodotto e stanno producendo come effetti le scarcerazioni di numerosi presunti boss.

    Di ieri la notizia che gli Ermellini hanno annullato le condanne fino a oltre 12 anni che erano state inflitte dalla Corte d’Appello di Milano a una presunta ‘ndrina attiva in Brianza. Dovrà tenersi quindi un nuovo appello e intanto a breve Marcello Paparo, presunto capo clan, potrebbe ottenere la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Stamattina, invece, è cominciato l’appello ‘bis’ di un altro processo le cui condanne erano state annullate lo scorso giugno, quello ribattezzato ‘Parco Sud’ ai Barbaro-Papalia di Buccinasco. Nei giorni scorsi, molti degli imputati, tra cui il 76enne Domenico Barbaro detto ‘Nico L’Australiano’, sono tornati in libertà.

    Nella primavera del 2012 un altro procedimento, ‘Cerberus’, ai Barbaro-Papalia era stato cassato e rispedito in appello, dove le condanne sono state poi riconfermate qualche mese fa. La palla dunque tornerà alla Suprema Corte, dove nei prossimi mesi approderà anche il processo ‘del secolo’ alla ‘ndrangheta al nord: 110 condanne in primo e secondo grado, un migliaio di anni di carcere per i capi e gli affiliati delle 15 cosche sparse per la Lombardia e spazzate via nel 2010 dall’operazione ‘Infinito-Tenacia’. (Igor Greganti)

  • Giustizia didattica, processare gli studenti e assolverli

    Portarli a processo, fino alla sentenza, per insegnargli che per un’ occupazione, uno slogan gridato e qualche spinta alle forze dell’ordine si rischia di sporcare la propria fedina penale e di rovinarsi il futuro. E poi assolverli, come se non fosse successo nulla di grave, ma dopo almeno un anno di dibattimento.

    E’ la giustizia ‘didattica’ sperimentata, negli ultimi mesi, in alcuni processi a carico degli studenti che a Milano si sono resi protagonisti di manifestazioni di protesta per provare a sfogare la classica rabbia giovanile che trova sempre meno canali. (altro…)