Tag: Emanuele De Leo

  • Lo Stato ha trovato il posto per il detenuto obeso: una bara

    Il detenuto De Leo che pesava 265 chili aveva un corpo troppo grosso per la cella, per la sala colloqui, per un letto, per respirare. Così grosso che lo Stato non ha saputo come fare a fargli scontare la pena. Ci ha provato in tutti i modi accanendosi con un’ostinazione  oscena.

    Gli ha fatto fare il giro d’Italia perché da qualche parte ci doveva entrare, come se lo si potesse piegare, stirare e mettere in un cassetto, bastava soltanto trovare il cassetto giusto e via quel pensiero ingombrante. Lo ha infilato a Genova, al Marassi. Gli ha dato una carrozzina elettrica per girare ma girare non poteva perché era troppo grosso lui e anche la carrozzina. Lo ha trasferito al carcere di Cuneo ma lì gli hanno detto che non poteva entrare perché era troppo grosso per le celle che avevano e allora l’hanno portato all’ospedale Santa Croce di Cuneo sorvegliato giorno e notte perché chissà dove sarebbe potuto scappare. Un sindacato della polizia penitenziaria si è arrabbiato perché per lui si toglievano dieci agenti alla casa circondariale che, come tutte, ha i poliziotti contati. Ma era sempre colpa dell’uomo troppo grosso. A un certo punto è finito pure in una residenza per anziani anche se aveva solo 50 anni.  Infine l’hanno spostato al Lorusso e Cotugno di Torino.Dieci giorni fa è riuscito a telefonare al suo legale Luca Puce.

    “Avvocato, sono sempre disteso non mi alzo mai”. “Com’è il materasso?” ha chiesto l’avvocato che lo conosce da tanti anni e gli era affezionato. “E’ sottile, sottilissimo”.  La mattina del 20 ottobre il cuore del detenuto De Leo si è fermato. Il suo corpo troppo grosso ha trovato il posto giusto dove per lo Stato doveva stare. Una bara. (manuela d’alessandro)