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Estradizioni, Pg e Macron giocano l’ultima carta
La procura generale di Parigi non demorde. Ha formalizzato l’impugnazione della decisione con cui il 29 giugno scorso la corte d’Appello sezione istruttoria aveva rigettato la richiesta di estradizione in Italia per dieci ex appartenenti a gruppi della lotta armata responsabili di fatti reato che risalgono a 40 anche 50 anni fa.Dunque formalmente tutto ritorna in discussione in attesa della decisione della Cassazione per Giorgio Pietrostefani il dirigente di Lotta Continua condannato come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi da tempo in precarie condizioni di salute, per gli ex brigatisti Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio di Marzio, Enzo Calvitti, per l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura, per l’ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo Luigi Bergamin e per Narciso Manenti dei Nuclei Armati per il contropotere territoriale.Va ricordato che la procura di Parigi esercitando il ruolo dell’accusa nel corso dei quindici mesi di udienze non aveva concluso con la richiesta di dare avviso favorevole all’estradizione come era quasi sempre accaduto in situazioni del genere. La procura della capitale francese aveva sollecitato un supplemento di informazioni all’Italia e chiesto se il nostro paese fosse in grado di celebrare nuovamente i processi degli estradandi perché in passato erano stati condannati in loro assenza.L’Italia sul punto non ha mai dato una risposta certa perché a causa della differenza di ordinamenti tra Il nostro paese e la Francia non si poteva procedere in tal senso. Oltralpe non sono possibili deroghe alla contumacia per cui la corte d’Appello decideva che in Italia nella lotta al terrorismo era stato violato il principio del doppio processo. Inoltre la richiesta di estradizione presentata a tanti anni dai fatti violava pure la vita privata di persone residenti da tempo in Francia.A questo punto però la procura generale che in Francia dipende dal ministero della Giustizia ha scelto di giocare l’ultima carta anche se ricorsi del genere davanti alla Cassazione nella lunga storia dei processi estradizionali non hanno mai ribaltato la situazione.La decisione di impugnare ha un sapore molto politico nel senso di cercare di tener fede all’impegno che il presidente Macron e il ministro della giustizia Dupont Moretti avevano preso con l’Italia nel momento in cui il guardasigilli Marta Cartabia aveva inoltrato le richieste mettendo tra l’altro in pratica una precisa volontà del presidente Mattarella che il giorno del ritorno di Cesare Battisti aveva annunciato: “E adesso gli altri”.(frank cimini) -
Lettera evento del Papa sui rifugiati di Parigi
C’è una lettera di Papa Francesco che ha il sapore di un evento in risposta a una missiva consegnata lo scorso dicembre dal professor Luciano Vasapollo contenente un appello a favore degli italiani rifugiati a Parigi e che rischiano l’estradizione per fatti di lotta armata risalenti a 40 anche 50 anni fa,
Il Pontefice su carta intestata della segreteria di Stato ha fatto pervenire la lettera in cui si riferisce “alla vicenda giudiziaria causa di preoccupazione per diverse persone e per le loro famiglie” auspicando che si possano realizzare “le legittime aspirazioni di ciascuno ispirando nel rispetto della giustizia gesti concreti di reciproca comprensione e riconciliazione”.
Si tratta di parole importanti anche ricordando l’intervento del Papa contro l’ergastolo e quanto lo stesso Francesco aveva sostenuto in udienza generale sottolineando che non ci può essere condanna senza una finestra di speranza, invocando il rifiuto di una giustizia vendicativa.
Il Papa rispondendo al professor Vasapollo, vicepresidente dell’Associazione Padre Virginio Rotondi per il giornalismo di pace, ovviamente non entra nel merito della vicenda giudiziaria relativa ai rifugiati politici in Francia.
La risposta del Papa costituisce senza dubbio un evento inedito anche in relazione a fatti del passato che si richiamano allo stesso tema, a cominciare da quando nel 2005 Giovanni Paolo secondo davanti alle camere riunite chiese un provvedimento di clemenza per i detenuti. Col risultato di essere lungamente applaudito ma senza che i politici poi assumessero iniziative concrete.
Della lettera del Papa resa nota dal professor Vasapollo non ha parlato nessun giornale. Le parole del Pontefice da un lato potrebbero rivelarsi utili per la sorte dei rifugiati soprattutto se non venissero ignorate dal ministro Cartabia e dal presidente Mattarella entrambi protagonisti nella vicenda delle richieste di estradizione inoltrate alla Francia. Dall’altro lato va considerato che la situazione generale in riferimento a possibili provvedimenti di clemenza appare molto peggiorata sia rispetto al 2005 sia rispetto agli anni precedenti.
Replicando a una persona con la quale si confronta da tempo Papa Bergoglio ha lanciato una sorta di sasso nello stagno auspicando una soluzione. Per la prima volta un Pontefice accenna alla storia della sovversione interna degli anni ‘70. I toni e i contenuti tanto per fare un altro esempio sono molto diversi da quando Paolo Sesto chiedendo alle Br di rilasciare Moro “senza condizioni” chiuse in pratica il caso decretando la morte dell’ostaggio (frank cimini) -
Parigi, Italia sbaglia procedura su ex Br Di Marzio
Le autorità italiane hanno scelto la procedura sbagliata per ottenere la consegna dell’ex militante delle Br Maurizio Di Marzio uno dei dieci rifugiati a Parigi che rischiano l’estradizione. Nell’udienza di mercoledì scorso in corte d’Appello a Parigi i difensori di Di Marzio hanno eccepito la scelta di procedere con ‘emissione di un mandato di arresto europeo, il Mae, invece di una richiesta formale di estradizione. L’avvocato francese Willuam Julie’ che rappresenta lo stato italiano ma la presenza del quale in udienza viene contestata dalle difese ha sostenuto che si tratta di un semplice errore correggibile in corso d’opera.
Secondo Irene Terrel legale di Di Marzio va annullata l’intera procedura fin qui seguita e bisogna ripartire da zero. Sull’eccezione i giudici decideranno il prossimo 24 novembre.
Le udienze per gli altri ex militanti italiani riprenderanno il prossimo 12 gennaio perché l’Italia deve completare i dossier in base ai quali chiede l’estradizione. Non si sa ancora se l’iter proseguirà convocando tutti nella stessa udienza oppure se le presenze saranno frazionate. Anche perché in relazione alla lunghezza del procedimento il giudice a latere aveva suscitato non poche perplessità chiedendo agli avvocati della difesa: “Non vorrete mica parlare ognuno per due ore?”. Si tratta di parole che rischiano di mettere fortemente in dubbio il diritto di difesa contingentando i tempi degli interventi. Con ogni probabilità al fine di garantire alle difese tutti i loro diritti sarebbe opportuno frazionare le presenze in udienza.
(frank cimini) -
NoTav estradizione Scalzo in Francia limita difesa in Italia
La Corte d’Appello di Torino si è riservata di decidere sull’estradizione in Francia del leader NoTav Emilio Scalzo accusato Oltralpe di violenza aggravata in relazione a scontri con la polizia a Claviere. I giudici dovrebbero depositare il provvedimento nel giro di pochi giorni.
Il difensore Danilo Ghia ha chiesto di non eseguire il mandato di arresto europeo perché Scalzo è imputato in Italia in diversi processi (prossima udienza il 5 ottobre) dove sarebbe impossibilitato a difendersi in caso di estradizione. Il procedimento a suo carico in Francia invece ha spiegato l’avvocato nulla vieti che vada avanti in sua assenza. In subordine il legale ha chiesto che il suo assistito sconti in Italia l’eventuale condanna che dovesse arrivare al termine del processo francese.
Va ricordato che un mandato di arresto europeo è abbastanza insolito per il reato di violenze nel corso di una manifestazione di piazza. Scalzo intanto resterà agli arresti domiciliari fino alla decisione dei giudici di Torino. Oggi il leader NoTav ha partecipato all’udienza per poi intrattenersi brevemente con i partecipanti al presidio davanti al Tribunale organizzato per solidarietà dal movimento contro l’alta velocità.
L’avvocato Danilo Ghia esclude legami di questo caso con la vicenda dei dieci ex appartenenti a gruppi della lotta armata degli anni 70 e 80 per i quali l’Italia ha chiesto l’estradizione alla Francia. Intanto a Parigi sono riprese le udienze e i giudici hanno rinviato tutto al prossimo 12 gennaio in attesa che Le autorità italiane completino i dossier sulla base dei quali era stata chiesta la consegna delle persone fermate a fine aprile e poi rimesse in libertà. Si prevedono tempi lunghi per un iter dove comunque l’ultima parola spetta al governo francese. Per Scalzo invece decide l’autorità giudiziaria e basta. Secondo l’avvocato Ghia si tratta di procedure diverse nelle due vicende.
(frank cimini) -
Arrestato leader NoTav, Francia Italia eurorepressione
Evidentemente l’Italia non vedeva l’ora di dire un si alla Francia a livello di repressione dei movimenti antagonisti e il momento è arrivato. È stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Susa in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità francesi Emilio Scalzo, 66 anni, uno dei leader storici del movimento NoTav. Scalzo avrebbe aggredito un agente della gendarmeria francese, stando all’accusa, durante gli scontri tra anarchici e polizia d’oltralpe in occasione di una manifestazione partita da Claviere e poi sconfinata in territorio francese.
Scalzo è stato fermato dai militari dell’arma a Bussoleno dove abita. I NoTav dopo aver diffuso la notizia dell’arresto hanno organizzato per la serata di ieri una protesta al presidio di San Didero con lo slogan “Ridateci Emilio Subito”.
È impossibile non mettere in relazione l’arresto di Emilio Scalzo con le partite repressive in corso sul fronte Italia Francia. Innanzitutto c’è la vicenda delle estradizioni relative a nove ex militanti di gruppi della lotta armata per fatti di quaranta e anche cinquanta anni fa fermati a Parigi e poi liberati in attesa delle decisioni dei magistrati, con le udienze che riprenderanno a fine settembre nell’ambito di un iter politico giudiziario che si preannuncia lungo e complesso. L’Italia finora è stata chiamata a completare i dossier relativi a ogni singolo caso.
Inoltre la corte di giustizia di Strasburgo dovrà fissare entro la fine dell’anno in corso l’udienza in cui dovrà decidere la compatibilità del reato dì devastazione e saccheggio con l’ordinamento francese.
Si tratta della storia relativa all’anarchico Vincenzo Vecchi condannato in Italia a 12 anni di reclusione per fatti relativi anche alle manifestazioni del G8 di Genova dell’estate 2001 e per il quale l’Italia chiede la consegna che finora era stata negata. Era stata la giustizia francese a rivolgersi a quella europea per chiarire i contorni giurisprudenziali del caso. La decisione di Strasburgo ha un valore che va ben al di là della vicenda in cui è coinvolto Vecchi perché il reato di devastazione e saccheggio non previsto dalla legislazione francese è stato a lungo utilizzato in Italia per reprimere le manifestazioni di piazza.
Sul punto c’era stato un lungo contenzioso con la Grecia in relazione alla posizione di quattro anarchici per la manifestazione antiExpo del primo maggio del 2015 a Milano. Alla fine i greci negavano l’estradizione scegliendo di processare i loro cittadini in patria decidendo condanne intorno ai due anni e mezzo di reclusione, pene infinitamente inferiori a quelle che si rischiano con la stessa accusa in Italia dove il codice parla di sanzioni tra gli 8 e i 15 anni di prigione.
(frank cimini) -
Ombre rosse corte d’assise conferma Bergamin prescritto
Per la seconda volta la corte d’Assise di Milano ha dichiarato prescritte le condanne inflitte a Luigi Bergamin uno dei rifugiati politici in Francia per i quali l’Italia chiede l’estradizione. La corte ha rigettato l’opposizione della procura rispetto alla prima decisione spiegando che le motivazioni addotte dalla pm Adriana Blasco non sono convincenti.
La procura ricorrerà in Cassazione alla quale si era già rivolta ma la Suprema Corte aveva derubricato il ricorso a opposizione alla prescrizione rimandando gli atti in corte d’Assise.
In estrema sintesi la decisione del Tribunale di Sorveglianza che aveva dichiarato Bergamin “delinquente abituale” non c’entra nulla con la questione della prescrizione. Va considerato che lo status di “delinquente abituale” non è definitivo perché il difensore Giovanni Ceola ha proposto ricorso per Cassazione.
L’abitualità non era diventata definitiva entro il termine di 30 anni che scadeva l’otto aprile del 2021. Comunque il tutto è ancora subjudice perché se ne riparlerà in Cassazione dal momento che la procura non si rassegna nemmeno davanti al trascorrere del tempo tanto è vero che si aggrappa a una “delinquenza abituale” decisa oltre 40 anni dopo i fatti per i quali Bergamin era stato condannato.
Evidentemente per quanto riguarda la prescrizione nelle storie degli anni ‘70 i tempi scaduti sono “mobili” come dimostra il caso di Maurizio Di Marzio dove il secondo arresto li proroga addirittura al 2049 secondo una interpretazione restrittiva al massimo. Insomma una storia senza fine perché la politica non ha voluto trovare una soluzione al conflitto sociale di tanti decenni fa.
(frank cimini) -
L’ombra rossa Di Marzio libero firma ogni 15 giorni
Si mettano il cuore in pace i politici i partiti e i giornali che avevano gioito per l’arresto a Parigi di Maurizio Di Marzio ex Br perché il gestore della Taverna Baraonda è tornato in libertà e dovrà solo firmare il registro in gendarmerie ogni 15 giorni. Tajani aveva parlato o meglio straparlato del frutto di una brillante operazione e di grande collaborazione internazionale. Salvini aveva invitato i radical chic a non protestare. Tutto finito dopo una notte.
Per Di Marzio viene avviato l’iter per l’estradizione al pari degli altri rifugiati fermati il 28 aprile e poi rilasciati nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse”.
Ci vorranno mesi se non anni prima della decisione. Era stato arrestato Di Marzio con una interpretazione molto restrittiva e retroattiva delle norme sulla prescrizione utilizzando un fermo a fini estradizionali del 1994 che allungava la scadenza fino al 2022. Seguendo la stessa logica col nuovo arresto si arriverebbe addirittura al 2049 facendo ripartire da zero i 28 anni, il doppio della condanna a 14 anni per fatti di 40 anni fa.
Insomma sugli anni ‘70 la prescrizione è mobile perché la ministra Marta Cartabia santificata da alcune anime belle perché parla appunto a parole di “meno carcere” ha scelto di artigliare persone rifugiate in Francia da tempo. In omaggio al suo mentore Mattarella che il giorno del rientro di Cesare Battisti ripreso dagli smartphone di Bonafede e Salvini aveva urlato: “E adesso gii altri….”.
Insomma siamo benlontani da quella soluzione politica che tra gli altri viene invocata da Irene Terrel l’avvocato francese dei rifugiati. L’Italia vuole vendicarsi di un periodo storico sul quale non ha voluto e continua a non voler aprire una discussione seria. E cercando di vendicarsi rivalendosi su chi partecipò decenni fa al più serio tentativo di rivoluzione nel cuore dell’Europa lancia un messaggio a chi si oppone oggi. A iniziare dai NoTav e dai lavoratori della logistica. Il messaggio è fin troppo chiaro: “Se non la smettete sarete perseguiti e perseguitati fino a 90 anni”. Con la promessa aggiuntiva di prendere loro il Dna anche a 43 anni dai fatti.
(frank cimini) -
“Ombre rosse”, legale francese: io dietro mosse pm Milano
“Sono stato io a suggerire al pm di Milano le mosse per far dichiarare lo status di delinquente abituale e per ricorrere contro la prescrizione di Luigi Bergamin”. Sono le parole pronunciate da William Julie’ l’avvocato francese che rappresenta lo Stato italiano nel procedimento dove si deve decidere l’estradizione di nove rifugiti politici fermati a Parigi nell’ambito dell’operazione “Ombre Rossse” e poi rimessi in libertà in attesa che si concluda l’iter burocratico-giudiziario davanti alla corte d’Appello.
Le parole di Julie’ vengono riportate da Giovanni Ceola uno dei difensori di Bergamin il quale aggiunge: “Io non so se quanto affermato corrisponda alla realtà ma si tratta di parole gravi”. Va ricordato che la presenza del legale francese nel corso delle udienze era già stata contestata dagli avvocati dei rifugiati perché considerata estranea alla procedura.
Julie’ però continua a intervenire e a dire la sua ed era arrivato addirittura ad affermare che dopo l’eventuale estradizione gli ex terroristi sarebbero riprocessati, posizione che non coincide con quella ufficiale dello Stato italiano.
Va detto che la procura di Milano e il pm Adriana Blasco non sembrano aver bisogno di “suggeritori” nel perseguire la linea dura che tra l’altro aveva portato alla gaffe di sbagliare indirizzo nel ricorrere in Cassazione contro la prescrizione decisa dalla corte d’Assise di Milano. La Cassazione ha rimandato indietro gli atti invitando la procura a opporsi eventualmente alla prescrizione ma rivolgendosi alla stessa corte locale.
La prossima udienza della causa per le estradizioni si terrà il 29 settembre quando saranno decise le questioni preliminari e dì costituzionalità. Nel frattempo i giudici francesi hanno deciso di allentare le misure relative agli obblighi di firma dei rifugiati. Ne è stato del tutto esentato Giorgio Pietrostefani (delitto Calabrese) attualmente ricoverato in ospedale. (frank Cimini) -
“Ombre Rosse”, la Cassazione rimanda il pm a scuola
La mitica procura di Milano appare sempre più in confusione tra processi che smentiscono le sue tesi e i suoi teoremi, pm indagati a Brescia e ufficio spaccato tra il cerchio magico del capo Francesco Greco e il resto della truppa. Succede che adesso la procura manda le sue impugnazioni dove la procedura non lo prevede affatto.
Il pm Adriano Blasco che da diversi anni ormai si occupa di esecuzioni della pena aveva impugnato la dichiarazione di prescrizione della corte d’Assise per Luigi Bergamin uno dei nove rifugiati in Francia fermati (operazione “Ombre Rosse”) e poi rilasciati in attesa della decisione sull’estradizione.
Il pm Blasco si era rivolta alla Cassazione che a stretto giro di posta ha fatto presente alla rappresentante della procura di aver sbagliato indirizzo. Il pm può solo opporsi alla prescrizione rivolgendosi alla stessa corte d’Assise che l’aveva decisa. Il percorso è stato avviato e la corte ha fissato l’udienza per il prossimo 13 luglio con la procura che sembra avere scarse probabilità di ottenere soddisfazione.
Insomma non accade tutti i giorni che una procura sbagli indirizzo.
Il difensore di Bergamin intanto ha presentato ricorso in Cassazione contro la dichiarazione di “delinquenza abituale” decisa dal Tribunale di Sorveglianza sia in primo grado sia rigettando l’appello. È la prima volta nella nostra storia giudiziaria che un imputato subisce una sorte simile a quaranta anni e più dai fatti per i quali è stato condannato. Ma la procura ha scelto questa strada nella speranza di incidere sulla decisione delle autorità francesi in tema di estradizione. Secondo il pm milanese infatti lo status di delinquente abituale vanificherebbe del tutto la prescrizione. Cioè siamo sempre lì.
Oggi pomeriggio alle 16 a Parigi è fissata l’udienza assolutamente interlocutoria considerando i tempi lunghi previsti dalla procedura sul tema dell’estradizione di Bergamin. Si preannunciano scintille a seguito di quanto accaduto la settimana scorsa nell’udienza relativa ad altri rifugiati. Si tratta della partecipazione dell’avvocato rappresentante dello stato italiano contestata dalle difese che è poi un francese iscritto al bureau d’Oltralpe.
La presenza di questo legale è stata però appoggiata dall’avvocato generale, figura che fa parte del sindacato della magistratura che comunque dall’altro lato ha reclamato insieme ai difensori le richieste all’Italia di ulteriori chiarimenti sostenendo che ci sarebbero dei buchi nei dossier inviati dalle autorità del nostro paese.
Ha destato sorpresa invece l’affermazione dell’avvocato francese in rappresentanza dell’Italia il quale ha invitato a concedere l’estradizione perché poi i rifugiati sarebbero processati di nuovo per i fatti di tantissimi anni fa. Una posizione che non è assolutamente quella ufficiale dell’Italia.
(frank Cimini) -
“Bergamin delinquente abituale”. Milano pressa Parigi
Il Tribunale di sorveglianza di Milano rigettando il ricorso della difesa ha confermato la dichiarazione di “delinquenza abituale” per Luigi Bergamin uno dei nove rifugiati politici in Francia fermati il 28 aprile scorso poi rimessi in libertà e che l’Italia chiede siano estradati.
Per la prima volta nella nostra storia giudiziaria un provvedimento del genere viene emesso a oltre quarant’anni dai fatti per i quali erano state pronunciate sentenze di condanna, gli omicidi di un maresciallo Antonio Santoro e di un agente di polizia Andrea Campagna che risalgono al 1978 e al 1979. Da allora Bergamin a Parigi non aveva più commesso reati rifacendosi una vita e ottenendo un dottorato di ricerca, come affermato dall’avvocato Giovanni Ceola.
Ma le parole del legale non sono state prese minimamente in considerazione dai giudici che hanno sposato la tesi del pm Adriana Blasco. I giudici aggiungono che Bergamin aveva dimostrato “prontezza nel disattendere le prescrizioni limitative della libertà personale nel sottrarsi in tal modo al rispetto del principio di legalità dimostrando di essere in grado di avvalersi di una rete di protezione da parte di persone disponibili in caso di necessità a sostenerlo e aiutarlo a sottrarsi all’esecuzione della pena”.
Ma c’è di più. Da parte dei giudici di sorveglianza di Milano c’è in sede di motivazione una sorta di “rimprovero” alle autorità francesi che non avrebbero indagato sui comportamenti di Bergamin nel violare le prescrizioni limitative della libertà personale.
I giudici di Milano cioè vanno anche oltre il loro compito “sentenziando” in pratica quello che le autorità parigine avrebbero dovuto fare e non hanno fatto. Il Tribunale di sorveglianza sottolinea che la stessa decisione di costituirsi a fine aprile sarebbe stata strumentale a sfuggire all’esecuzione della pena considerando che la situazione non era mutata rispetto al 1986.
Secondo l’avvocato Ceola invece Bergamin si è sempre presentato una volta la settimana all’ufficio della gendarmeria vicino casa sua.
Il provvedimento di delinquenza abituale per Bergamin sembra comunque rivolto soprattutto alle autorità francesi affinché incida in merito alla decisione sull’estradizione che sarà discussa a partire dal prossimo 30 giugno e che comunque è prevista in tempi molto lunghi come per gli altri rifugiati. Il prossimo 23 aprile sarà discussa la posizione di Giorgio Pietrostefani condannato per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Pietrostefani in caso di estradizione rischia di scontare la pena a 50 anni dal fatto che risale al 17 maggio del 1972. Un altro record in questa operazione “Ombre rosse” che in realtà è la caccia alla banda dei nonnini di Parigi nel segno della vendetta.
(frank cimini) -
Estradizioni da Parigi e fantasia senza limiti della procura
Non sembra avere limiti la fantasia della procura di Milano nel tentativo di ottenere l’estradizione dalla Francia di una sorta di banda dei nonni per fatti di lotta armata avvenuti oltre quarantanni fa. Il pm Adriana Blasco ha presentato ricorso in Cassazione contro la declatoria di estinzione della pena e di prescrizione decisa dalla corte d’Assise di Milano per Luigi Bergamin uno dei nove fermati il 27 aprile dalla gendarmerie e poi rimessi in libertà dalle autorità d’Oltralpe.
Nelle righe fittissime di 19 pagine con una trentina di documenti allegati il pm si concentra soprattutto sulla “condizione di latitanza protrattasi da quasi quattro decenni con l’assenza di qualsivoglia forma di resipiscenza e di ripudio delle pregresse condotte devianti’ di Luigi Bergamin oggi 73 enne.
Per la procura la corte d’Assise avrebbe violato una lunga serie di norme giuridiche non motivando sufficientemente il provvedimento di prescrizione. I magistrati stanno combattendo una battaglia con dedizione degna di miglior causa e non tengono conto che persino dal punto di vista tecnico Bergamin rimesso fuori dal carcere dai francesi che avevano ricevuto documentazione dall’Italia non può essere ritenuto un latitante.
L’8 giugno inoltre il pm Blasco insisterà davanti al tribunale di sorveglianza per ottenere che lo stesso Bergamin venga dichiarato delinquente abituale sperando nonostante siano passati decenni dai fatti che la circostanza possa influire sul procedimento di estradizione.
La dottoressa Blasco inoltre veste anche i panni della “storica” ricostruendo le vicende dei “Proletari armati per il comunismo” l’organizzazione della quale fece parte
Bergamin. I magistrati che si occuparono dei Pac all’epoca avevano accertato che ideologo e fondatore fu Arrigo Cavallina. Successivamente quando si trattava di ottenere la consegna di Cesare Battisti fu ingigantito il ruolo di quest’ultimo. Adesso tocca a Bergamin il ruolo del deus ex machina. Siamo anche oltre la storia scritta dai vincitori. Siamo approdati alle ricostruzioni sulla lotta armata secondo le convenienze e le opportunità del momento.
Comunque secondo la-
mitica procura di Milano Bergamin non può avere la prescrizione solo perché non si è pentito. Per cui anche i calcoli aritmetici relativi al passare del tempo vanno a farsi benedire.
Nei prossimi giorni a Parigi riprenderanno le udienze relative ai nove rifugiati dei quali l’Italia chiede la consegna. Si tratta di procedimenti che si preannunciano lunghi anche perché tra l’altro i dossier inviati dalle autorità del nostro paese risulterebbero incompleti. Poi finito il lavoro dei giudici la decisione spettera’ al presidente Macron il quale sembra aver messo la faccia in questa vicenda al fine della sua propaganda sulla sicurezza per arginare Marine Le Pen. C’è da dubitare che l’elettore medio francese sappia chi è Giorgio Pietrostefani al punto da farsene influenzare al momento del voto. La storia poi rischia di allungarsi al tal punto nel tempo che magari a decidere non sarà nemmeno Macron. Ma e per fortuna di questo il pm Blasco non scrive niente.
(frank cimini)