Tag: Sole 24 Ore

  • Dramma Sole 24 Ore, la società chiede la cassa integrazione per 210 esuberi

    Svolta drammatica nella crisi del gruppo Sole 24 Ore. La società ha presentato ai sindacati la richiesta di applicare a 210 dipendenti non giornalisti ritenuti in esubero (su circa 800) la cassa integrazione straordinaria per due anni. In un documento inviato ieri alle principali sigle sindacali che abbiamo potuto leggere, si parla di 210 “eccedenze” tra grafici e poligrafici distribuiti tra Milano, Roma, Carsoli (Aquila) e Trento, prime vittime designate del disastro che ha travolto il gruppo portando anche un’inchiesta giudiziaria.  Un’indagine che individua nell’ex direttore Roberto Napoletano, nell’ex ad Donatella Treu e nell’ex presidente Benito Benedini alcuni dei possibili responsabili dello sfacelo.

    Nella richiesta firmata dall’ad Franco Moscetti, l’azienda sembra scaricare sui rappresentanti sindacali la colpa del fallimento delle trattative perché, a suo dire, avrebbero potuto evitare una soluzione così traumatica accettando dei contratti di solidarietà. “Le necessarie azioni di riallineamento della struttura al nuovo business – scrive Moscetti – impongono, in coerenza al Piano Industriale, una riduzione strutturale dell’attuale costo dell’organico complessivo, da completare, al più tardi, entro il termine del secondo trimestre del 2019”. Ribattono i rappresentanti dei lavoratori che la decisione di mettere in cassa integrazione i 210 esuberi viene “in maniera unilaterale dall’azienda, adducendo una non veritiera indisponibilità sindacale”.  Al 31 marzo di quest’anno. il Sole presenta un patrimonio netto negativo di 38 milioni di euro, in diminuzione di 25,6 milioni rispetto al 31 dicembre 2016. Numeri osceni che pagano per primi i lavoratori. (manuela d’alessandro)

  • I revisori del Sole 24 Ore: troppi dubbi, non possiamo giudicare il bilancio 2016

     

    A causa degli “elevati profili di incertezza che fanno sorgere dubbi significativi sulla capacità del Gruppo di continuare a operare sulla base del presupposto della continuità aziendale”, i revisori dei conti di Ernst & Young dichiarano di non essere “in grado di esprimere un giudizio sul bilancio consolidato del Gruppo Sole 24 Ore al 31 dicembre 2016″.

    E’ un non giudizio che ferisce come una sentenza di condanna e strozza le speranze del ‘Sole Nuovo’ quello espresso pochi giorni fa dai revisori nella Relazione Finanziaria annuale al 31 dicembre 2016 che Giustiziami ha potuto consultare.  Sono troppi i ‘se’ messi in fila dalla nuova gestione guidata dal presidente Giorgio Fossa per consentire ai professionisti chiamati a valutare il bilancio di spargere ottimismo: “l’ottenimento dalla banche finanziatrici di adeguate linee di credito in sostituzione delle linee in scadenza; la realizzazione dell’aumento di capitale che sarà sottoposto all’approvazione dell’assemblea degli azionisti; l’esecuzione delle azioni previste nel nuovo piano approvato il 20 febbraio 2017; la finalizzazione del processo dell’area di valorizzazione dell’area ‘Formazione ed Eventi’, tramite la cessione a un partner strategico di una interessenza di minoranza”.

    Tutte variabili che non rendono affatto certa la prognosi per un malato allo stremo e lasciano l’incertezza sulla capacità del Gruppo “di realizzare le attività  e onorare le passività nel normale corso della gestione”. Alla voce dubbi  figurano anche i “rischi connessi alle indagini in corso” che hanno portato all’uscita di scena del direttore del quotidiano Roberto Napoletano, indagato per false comunicazioni al mercato assieme all’ex presidente Benito Benedini e all’ex ad Donatella Treu per gli oltre 109mila presunti abbonamenti digitali ‘fantasma’ sottoscritti tramite la società anonima inglese Di Source Limited. Sempre dalla relazione di EY emerge che Confindustria è disponibile a investire sino a 30 milioni di euro massimi nell’aumento di capitale e che il Sole ha rivisto il piano presentato alle banche il 10 marzo per inserire i ricavi della cessione della quota di minoranza della divisione ‘Formazione ed Eventi’.

    Intanto, cda, revisori e collegio sindacale hanno ricevuto nuovi esposti dal consigliere Tommaso Marino che chiede di indagare sui compensi e i bonus tra cui “la casa a New York” di Napoletano, dopo gli articoli di Antonello Caporale su Tiscali, e sul suo contratto segreto di   buonuscita extra di 2,25 milioni, in seguito alle rivelazioni di Giuseppe Oddo sul sito Business Insider. Tutto ciò mentre si viene a sapere che il 13 aprile la società di revisione Kpmg  ha deliberato “per garantire una tempestiva informazione al mercato di aggiornare i dati 2015  della testata 24 Ore”. E questo racconta la cruda, definitiva verità: le copie totali diffuse in media al giorno due anni fa sono state 231mila, di cui 17mila quelle multiple digitali. Siamo ben lontani dai dati del bilancio 2015, peraltro certificato dalla stessa Kpmg (!), che parlava di “375mila copie complessive” di cui 109mila digitali.

    (manuela d’alessandro)

    Riceviamo e pubblichiamo questa nota dal ‘Sole 24 Ore’, dopo la pubblicazione dell’articolo: “Con riferimento ai contenuti riportati dal sito Giustiziami.it  ‘I revisori del Sole 24 Ore: troppi dubbi, non possiamo giudicare il bilancio 2016′, Il Sole 24 Ore S.p.A. rende noto che il rilascio di una dichiarazione di impossibilità di esprimere un giudizio da parte dei revisori sul bilancio consolidato e sul progetto di bilancio separato al 31 dicembre 2016 non è equiparabile al rilascio di un giudizio negativo, bensì rappresenta una sospensione del giudizio in attesa della finalizzazione del processo di ricapitalizzazione. Non si tratta quindi di ‘un non giudizio che ferisce come una sentenza di condanna’ ma di una soluzione prevista dalla normativa applicabile”.

  • L’ex consigliere del Sole ai pm: Abete, il principale difensore di Napoletano

     

    “Per quanto attiene alla figura del consigliere Luigi Abete, è stato lui, secondo quanto da me accertato, a sostenere sotto ogni punto di vista il direttore Napoletano (…) Lui è stato il principale difensore di Napoletano”.  Nicolò Dubini, consigliere indipendente del gruppo editoriale Sole 24 Ore dal luglio 2015 al novembre 2016, è una delle principali ‘bocche di fuoco’ della Procura di Milano nell’indagine che vede indagate 10 persone, tra cui l’ex direttore del quotidiano Roberto Napoletano, accusato di false comunicazioni sociali per le copie digitali ‘gonfiate’.

    E Dubini, sentito come teste il 27 febbraio, nelle dieci pagine messe a verbale  che Giustiziami ha potuto leggere ne ha per tutti, a cominciare dal presidente di Bnl cui attribuisce anche la sua uscita dal gruppo. “La mia mancata conferma come amministratore, di pari passo con la conferma del consigliere Abete, è profondamente significativa per tutta una serie di aspetti, in primis per la richiesta di revoca da me portata davanti al consiglio nei confronti del direttore Napoletano, sempre appoggiato in ogni occasione proprio dal consigliere di lunga data, nonché ex vice presidente pro tempore, Abete. Nel caso fossi stato confermato, infatti uno dei primi argomenti che avrei portato a l’attenzione del nuovo cda sarebbe stata la sua revoca”. Secondo Dubini, Abete sarebbe anche “protagonista di un conflitto di interesse in quanto, oltre a far parte del cda del Sole 24 Ore spa, siede anche in quello dell’agenzia di stampa Askanews, da lui posseduta. Detta agenzia è infatti in concorrenza con la ‘business unit’ del Gruppo denominata Radiocor”.

    LE CLAUSOLE CAPESTRO E I CATALOGHI PER IL MUDEC

    Nella sua testimonianza, Dubini spiega le ragioni del dissesto causato soprattutto dalla “gestione del quotidiano, aggravatasi nel tempo per tutta una serie di motivi e che non escludo potrebbe ancora aggravarsi dal punto di vista della pubblicità legata al tema delle copie digitali”. Ma non solo. “Un’altra causa alla base delle ingenti perdite è da ricercare – aggiunge – nella gestione di gran parte delle società del gruppo e, in particolare, ora mi sovviene la società Cultura 24”. “Innanzitutto – specifica – si tratta di una società che ha avuto l’appalto dal Comune di Milano per la gestione del Mudec (Museo delle Cultura) secondo vere e proprie clausole contrattuali capestro e ne è riprova il fatto, se non ricordo male, che Cultura 24 è stata l’unica a partecipare a tale appalto”.

    Sempre sul nuovo polo museale, Dubini svela un retroscena: “”La società era talmente gestita male che non riusciva nemmeno a contingentare la produzione dei cataloghi per il Mudec, dei quali erano pieni i magazzini”.

    La società che si occupa degli investimenti culturali del gruppo “ha sicuramente portato perdite profonde ed è stata mal gestita anche dal punto di vista delle competenze dalla responsabile Natalina Costa, poi esautorata da Del Torchio. Su questa società non si è mai potuta attuare una gestione corretta e anche di controllo. Peraltro, è sempre stata finanziata attraverso il cash pooling (la gestione accentrata delle risorse finanziarie di un gruppo) della capogruppo senza che venisse mai discusso e approvato un piano di finanziamento dove figurassero le modalità di rientro del prestito. In sostanza, il finanziamento si è convertito in capitale per riparare le continue perdite (…). Il cda si è trovato spesso a ratificare finanziamenti verso una controllata; denaro che usciva dalle casse della società capogruppo che non sarebbero più tornati indietro. Il cash pooling veniva usato come una sorta di rubinetto aperto, senza possibilità di controllo”. E ancora: “La società Cultura per quanto ricordo ha di fatto aumentato la propria esposizione verso la capogruppo fino a 15 milioni, partendo dai 5 iniziali. Non è mai stato fatto vedere un business per comprendere se tale denaro fosse capitale ovvero un finanziamento concesso senza le dovute garanzie”.

    LA SOCIETA’ CHE MANGIAVA LA CASSA

    “Quando sono entrato nel cda ho preso atto della situazione generalmente negativa del Gruppo e la mia prima riflessione riguardò subito lo squilibrio tra costi e ricavi; in particolare, mi accorsi immediatamente che la società non produceva la cassa bensì la mangiava”. Ma oltre ai numeri nefasti c’era qualcos’altro che balzò subito agli occhi di Dubini. “La seconda riflessione che feci concerneva il tema della governante all’interno del Gruppo. Proprio l’organizzazione di quest’ultima, a mio avviso, ha causati problemi che stanno attanagliando il Sole 24 Ore (…) Un problema riguardava la figura del direttore Roberto Napoletano”.

    UNA PERSONA ENERGICA

    Dubini racconta quello che hanno detto altri testi, che Napoletano “ha sempre partecipato ai vari cda e la sua presenza, richiesta sistematicamente dal Presidente e dall’ad, è stata, di fatto, solamente ratificata dal consiglio”. E si spinge a un ritratto più profondo dell’uomo: “E’ una persona energica nel porsi nella dialettica con gli altri e, di fatto, ha travalicato il perimetro delle proprie competenze in quanto nei consigli interveniva non solo sulle questioni strettamente editoriali, ma anche su quelle più propriamente gestionali e non veniva mai contenuto da Benedini e Treu. (…) Soffrivano quasi di una sudditanza nei confronti di Napoletano, causando seri problemi di governance.

    (manuela d’alessandro)

  • Sole 24 Ore, i pm studiano anche i finanziamenti milionari per il Mudec

    Potrebbero esserci anche i finanziamenti per il Mudec, l’ambizioso Museo delle Culture ricoperto di cristallo inaugurato nel 2015, tra le “operazioni straordinarie” meritevoli di “adeguato approfondimento” indicate dai pm milanesi nel decreto di perquisizione che ha segnato il cambio di passo dell’indagine sul gruppo editoriale.

    I magistrati fanno riferimento a “finanziamenti intercompany a 24 Ore cultura srl” ed è impossibile non pensare ai prestiti milionari concessi dalla società capogruppo Sole 24 Ore spa alla sua controllata per sostenere il progetto del nuovo polo espositivo milanese in collaborazione col Comune.

    La società che si occupa di mostre e pubblicazioni con la griffe del Sole ha puntato forte sul Mudec per risollevarsi ma i risultati, almeno per adesso, appaiono sconfortanti. Impietosi i numeri nel  bilancio al 31 dicembre 2015 (presidente del cda era Donatella Treu, indagata con l’ex direttore Roberto Napoletano per false comunicazioni in relazione alle copie digitali ‘gonfiate’) : perdite per oltre 7,1 milioni di euro con un debito di 14, 5 milioni con la controllante e oltre 8,7 milioni di debiti verso i fornitori. Vincendo nel 2014 una gara pubblica in cui era unico partecipante, il Sole si è assicurato  per 12 anni consecutivi la realizzazione dei progetti espositivi e la gestione dei servizi, tra cui caffetteria e ristorante, lasciando a Palazzo Marino la tutela delle collezioni permanenti. Sempre dal bilancio apprendiamo che Food 24, costituita per la gestione del ristorante del Mudec, ha chiuso il 2015 con “una perdita di 419mila euro” perché “nella fase di avvio il Museo ha avuto un numero di visitatori inferiori alle attese” (solo “50mila visitatori nei primi sette mesi”, poi balzati a 120mila all’inizio del 2016). Alla fine del 2015, Sole 24 Ore Cultura srl aveva verso la sua controllante “debiti per finanziamenti” per oltre 14 milioni di euro. Una cifra enorme se pensiamo alle dimensioni ridotte della società.

    (manuela d’alessandro)

    decreto perquisizione Sole 24

  • Ecco il decreto che accusa Napoletano. Se non viene rimosso oggi, Sole a rischio commissariamento

    Alle cinque della sera di oggi il ‘Sole 24 Ore’ rischia di sprofondare nel buio senza fine. Se il cda straordinario convocato dopo il blitz dell Procura non dovesse revocare il direttore Roberto Napoletano, strappandolo dal limbo dell’autosospensione, il gruppo editoriale potrebbe essere commissariato.

    A quanto apprendiamo da fonti interne, il cda si presenta spaccato in due all’appuntamento decisivo. Da una parte ci sono Luigi Abete e Marcella Panucci che chiedono di congelare la situazione in attesa, forse, che un’ eventuale cordata guidata dal primo prenda in mano il giornale. Entrambi facevano parte del cda le cui operazioni sono al centro dell’inchiesta della Procura di Milano.

    Sull’altro fronte, il presidente del cda Giorgio Fossa, l’amministratore delegato Franco Moscetti (in carica da novembre), il presidente dell’organismo di Vigilanza Gherardo Colombo e tutto il nuovo management premono affinché Napoletano esca del tutto dal gruppo, superando l’autosospensione che viene considerata un’ipocrita forma di continuità col passato.

    Se dovvesse prevalere la volontà di Abete, tutto il nuovo corso del ‘Sole’ è pronto a dimettersi aprendo così la strada alla catastrofe. A quel punto, con il gruppo senza guida e con un default in atto, la Procura potrebbe chiedere addirittura il commissariamento.

    Le accuse per Napoletano, ovviamente tutte da provare ma che comunque imporrebbero un passo indietro in attesa degli sviluppi dell’indagine, sono gravissime.

    Il direttore, come potete leggere nel decreto di perquizioni che vi proponiamo,  avrebbe contribuito a gonfiare 109mila copie digitali vendute alla società anonima inglese Di Source controllata da una fiduciaria dietro la quale si nascondevano dei manager del gruppo che avrebbero guadagnato 3 milioni di euro dalle vendite fittizie. (manuela d’alessandro)

    decreto perquisizione Sole

  • “Abbiamo sbagliato tutto, ora potremmo licenziarne 600”. Terzo esposto alla Consob sul ‘Sole 24 Ore’.

    Si, è vero, da anni sbagliamo tutto noi, ma adesso cosa possiamo fare, forse licenziare la metà dei dipendenti che sono almeno 600 persone. Terzo esposto presentato ieri alla Consob del giornalista Nicola Borzi (che potete leggere qui)  da cui emergono nuovi, sconcertanti risvolti della crisi del ‘Sole 24 Ore’ sulla quale indagano l’autorità di vigilanza e la procura di Milano. Sentite il fresco presidente del gruppo editoriale Carlo Robiglio, e tremate. Dal verbale del consiglio generale di Confindustria per il rinnovo del cda del 12 ottobre scorso riportato nel ricorso: “Ho trovato una situazione difficile, che voi non potete immaginare, al di là dei numeri, della quale tutti dobbiamo assumerci la responsabilità, perché nel gruppo, di fatto, manca una governance efficace, ormai da anni. Questo sta portando a uno scollamento pericoloso, con due – tre dirigenti che hanno le dimissioni pronte perché hanno offerte importanti. Abbiamo problemi nella raccolta pubblicitaria, e circa 1250 dipendenti di cui, forse, la metà è di troppo”.

    Pochi giorni dopo, il 16 ottobre, rispondendo all’economista Luigi Zingales, Robiglio si è espresso  sulla misteriosa società londinese D Source, chiamata in causa da Borzi perché sospettata di avere ‘gonfiato’ il numero di copie digitali multiple creando il grande inganno di un gruppo in salute che stava invece annaspando. “I rapporti con D Source – queste le parole del presidente – sono terminati a luglio scorso. Sulla base delle nostre procedure e informazioni raccolte escludiamo che nell’azionariato di D Source ci siano persone legate al Sole. In ogni caso è impossibile risalire ai proprietari finali. Lavoriamo con società di ogni dimensione, anche quotate: impossibile conoscere tutti”. Nel suo nuovo ‘appello’ alla Consob, Borzi sottolinea “l’incoerenza” delle affermazioni di Robiglio che da un lato esclude legami tra D Source e il ‘Sole’ e dall’altro ammette l’impossibilità di risalire ai proprietari finali. Nel ricorso tuttavia il giornalista fa presente, sulla base di approfondimenti suoi e della rivista ‘Valori’,  che i rapporti tra il gruppo e Martin Palmer, il fiduciario che nel 2012 ha costituito D Source, inizierebbero dal 2000 quando delle società gestite proprio da Palmer costituirono Il Sole 24 Ore Uk, società posseduta al 100 per cento dal gruppo. Materiale esplosivo che finisce all’attenzione della Consob assieme agli altri due esposti  e potrebbe suggerire spunti d’interesse al pm Fabio De Pasquale che sta indagando, per ora a carico di ignoti, con l’ipotesi di falso in bilancio. (manuela d’alessandro)

  • L’imbarazzo della Gdf, indaga sul Sole 24 ore con cui ha un accordo di formazione

    C’è un aspetto che potrebbe mettere in imbarazzo la Guardia di Finanza chiamata a indagare sui conti del gruppo ‘Sole 24 Ore’, senza che ciò significhi un’automatica diminuzione della forza investigativa.  Un’inchiesta appena aperta dal procuratore Francesco Greco con l’iscrizione di un fascicolo a ‘modello 45’, per adesso senza indagati né ipotesi di reato, ma che è potenzialmente la più calda tra quelle in rampa di decollo.

    Il 25 gennaio scorso l’allora comandante delle Fiamme Gialle Saverio Capolupo e Donatella Treu, all’epoca ad del gruppo editoriale, hanno siglato una convenzione di durata triennale che prevede, a titolo gratuito, l’accesso per i finanzieri a ‘Plus Plus 24′, l’immensa banca dati del gruppo editoriale, e la possibilità per i militari della Gdf di partecipare ai corsi e ai master targati Sole 24 Ore e di essere relatori a convegni organizzati dell’azienda di Confindustria. “Un’opportunità di straordinaria valenza”, aveva commentato Capolupo, poi sostituito dal generale Giorgio Toschi  alla guida del Corpo.

    Al momento dell’intesa, c’erano almeno tre dipendenti del Gruppo che potrebbero essere chiamati in Procura a testimoniare su quanto accaduto negli ultimi anni alle finanze del Sole: oltre a Treu anche il direttore del quotidiano Roberto Napoletano e l’ex presidente del Gruppo Benito Benedini. (manuela d’alessandro)

    i dettagli dell’accordo Gdf – Sole 24 Ore

    gli esposti alla Consob che raccontano il crac del Sole 24 Ore

     

  • Ecco gli esposti che raccontano il crac del Sole 24 Ore su cui indaga la Procura

    Al ‘Sole 24 Ore’ ci sono giornalisti che sanno fare molto bene il loro lavoro anche quando alzano i tappeti di casa propria. Uno è Nicola Borzi che ha presentato a ottobre due esposti alla Consob di grande interesse anche per la Procura di Milano, impegnata nella ricerca della verità sui conti del gruppo dopo avere aperto un’inchiesta per ora a modello 45, senza indagati né ipotesi di reato. Documenti che, come un’inchiesta giornalistica, raccontano lo strazio contabile del gruppo di Confindustria che il 16 dicembre 2007, giorno della quotazione in Borsa, valeva 750 milioni di euro e ora appena 51. Nonostante un ‘rosso’ che si allargava in modo tragico, il quotidiano diretto da Roberto Napoletano vantava una crescita imperiosa delle copie digitali. A marzo 2016, Ads l’organismo che registra la diffusione delle testate, certificava questa ascesa in 109mila copie digitali multiple, quelle cioè relative ad abbonamenti venduti in blocco ad aziende. Un dato decisivo per la raccolta pubblicitaria che vedeva il Sole staccarsi in modo clamoroso da Repubblica (2363) e Corriere (5761). Copie che però poi sono risultate  fasulle tanto da indurre Ads a non conteggiarle.Nell’esposto viene ipotizzato che molte di esse siano state acquistate da una società anonima londinese, la Di Source.

    Borzi riporta uno scambio di sms in cui il manager della società inglese Filippo Beltramini conferma di occuparsi degli abbonamenti digitali. Scrive il cronista che “fonti interne ed esterne” gli hanno riferito che la Di Source è legata al Sole 24 Ore “da un giro di fatture per prestazioni di servizi e/o consulenze che sono state segretate” e che “siccuperebbero di gestione, raccolta, attivazione di abbonamenti delle testate del Sole 24 Ore altrimenti inattivi e non registrabili nella rendicontazione Ads perché appartenenti anche alla categoria delle copie multiple, in copia di denaro”. Della Di Source sappiamo che è stata costituita dalla fiduciaria Jordan Cosec  utilizzata, stando a una sentenza spagnola, per far sparire i soldi degli sponsor al calciatore Lionel Messi ed evitare così di dichiararli al fisco. Ma quanti abbonamenti gestiva per conto del Sole? Quanto ha contribuito a generare l’abbaglio delle vendite?  La certezza sono i numeri dell’ultima semestrale: un patrimonio netto crollato a a 28,2 milioni rispetto ai quasi 90 della fine dello scorso anno, perdite per quasi 50 milioni solo nei primi sei mesi dell’anno. Mercoledì scorso i giornalisti hanno sfiduciato il direttore Roberto Napoletano in una percentuale superiore al 70 per cento ma il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia gli ha confermato il suo appoggio.

    (manuela d’alessandro)

    Sole 24 Ore esposto 5 ottobre 2016

    Sole 24 Ore esposto 7 ottobre 2016