Condannato a due mesi e venti giorni di arresto e a 800 euro di multa per essere stato sorpreso ubriaco in sella alla sua bicicletta. La nemesi della Giustizia si è presentata a un bravo magistrato, già protagonista di importanti inchieste, con la divisa dei vigili, categoria di per sé poco flessibile ma che nel caso sembra avere manifestato uno zelo d’acciaio.
Il ciclista togato stava procedendo un po’ alticcio sul marciapiede a ora tarda quando è stato avvicinato dagli uomini della legge stradale, pronti a punirlo perché non pedalava in strada. Quello però se ne stava buono sul marciapiede forse per una scelta di prudenza, consapevole che la scarsa lucidità da troppo alcol avrebbe potuto nuocere a sé e ad altri.
Niente, gli agenti non hanno voluto sentire spiegazione: guida in stato di ebbrezza, e denuncia all’autorità giudiziaria, che in questi casi è quella di Brescia perché un magistrato meneghino non può essere giudicato dai suoi colleghi. Qui si è consumata la piccola ‘odissea’ del magistrato, con qualche colpo di scena degno di indagini di maggior peso. La Procura bresciana ha chiesto di archiviare il suo caso non ritendolo colpevole, il giudice dell’udienza preliminare si è opposto chiedendo l’imputazione coatta e alla fine la toga è stata condannata in primo grado a due mesi e venti giorni di arresto e 800 euro di multa, in base alla legge del 2010 che disciplina i reati stradali. (manuela d’alessandro e frank cimini)
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